Una certificazione che conviene al manager e all’azienda

La figura del Risk Manager, anche alla luce degli sviluppi normativi degli ultimi anni (Non Financial Disclosure, GDPR, riforma Codice della crisi d’impresa, …), sta diventando strategica – quando non obbligatoria – per un numero crescente di organizzazioni. Generalmente a diretto riporto dei vertici aziendali, i Risk Manager hanno una visione olistica della struttura e possono diventare un supporto indispensabile per i processi decisionali. Eppure, esiste ancora molta confusione a proposito di una figura che sì, si sta configurando come centrale, ma è ancora piuttosto “giovane” e per questo esposta a una mancanza di normazione che rischia di legittimare professionisti che tali non sono, a discapito sia delle imprese che se ne avvalgono sia di chi è realmente un esperto della materia.

Per inquadrare meglio la situazione, abbiamo intervistato Alessandro De Felice, Chief Risk Officer della multinazionale Prysmian Group e Presidente ANRA (Associazione Nazionale Risk Manager e Responsabili Assicurazioni Aziendali), associazione professionale riconosciuta dal MISE (Ministero Interno dello Sviluppo Economico) secondo l’Art.2 della Legge n°4 del 14 gennaio 2013.

Cominciamo con l’inquadrare questa professione: quali sono le competenze necessarie per un Risk Manager?

E’ un ruolo che richiede un’ottima conoscenza dei processi e dell’organizzazione aziendali, una costante applicazione nell’analisi delle informazioni, capacità relazionali e di dialogo. Il Risk Manager deve possedere competenze trasversali che vanno dall’ambito assicurativo alla gestione d’impresa fino alla perfetta conoscenza del settore merceologico dell’azienda. E poi le “soft skill”, fondamentali quanto le competenze tecniche: capacità di comunicare con il board e con gli stakeholder, adattando le modalità comunicative e le metodologie di reporting, costante curiosità e apertura mentale, dinamicità nel lavorare con interlocutori diversi. Infine, una buona dose di intuito.

Un ruolo complesso dunque, poliedrico sicuramente: come si arriva a diventare Risk Manager?

E’ vero, la figura professionale del Risk Manager richiede una formazione ampia, ma non necessariamente specifica. I professionisti del rischio arrivano da diversi percorsi formativi universitari o post universitari (specifici per la disciplina del Risk e Insurance Management, oppure nei rami di Economia, Ingegneria, Giurisprudenza) e poi è fondamentale l’esperienza, sviluppata all’interno del contesto aziendale. Esistono infatti percorsi dedicati alle imprese che vogliono formare risorse interne, o per i professionisti che dopo un’esperienza in altri ruoli (finanziario, consulenziale, legale, …) scelgono di ricoprire una nuova funzione. ANRA propone da oltre vent’anni, in collaborazione con istituti specialistici e universitari (tra cui SDA Bocconi, LUISS, Università di Verona, Università di Parma), percorsi di formazione che abbracciano tutte queste casistiche.

Sembra quindi che i Risk Manager arrivino da percorsi ed esperienze davvero molto varie: come fa quindi un’organizzazione, quando comprende di avere necessità di gestire i propri rischi, ad essere sicura di affidarsi ad un professionista qualificato? Esiste un albo?

Quella del Risk Manager è una figura ancora relativamente giovane in Italia, non riconosciuta, dunque no, non esiste un Albo. In questo ambito, ANRA è attualmente l’unica Associazione Professionale riconosciuta dal MISE che può rilasciare ai soci Attestati di qualità, garanzia delle loro conoscenze e competenze. E’ però un ruolo che, proprio per la sua importanza e riconoscimento crescenti, si sta istituzionalizzando: FERMA, la Federation of European Risk Management Associations, ha elaborato e registrato nel 2015 una Certificazione, denominata RIMAP® – acronimo di Risk Management Professional”, –  che ne attesta la professionalità. Un certificato che da una parte dà un valore aggiunto al professionista che svolge quest’attività, e dall’altra tutela l’impresa che in questo modo ha la certezza di rivolgersi ad un vero esperto. E’ un elemento fondamentale in un mercato che si sta espandendo velocemente e con poche regole, e ANRA ne è a tal punto consapevole da aver strutturato un corso di formazione ad hoc, di preparazione all’esame per ottenere la certificazione.

E’ vero però che soprattutto in Italia esistono moltissime – forse troppe - certificazioni, in qualsiasi ambito, e non sempre sono garanzia di qualità … perché un professionista dovrebbe scegliere di investire tempo e risorse per ottenere la Rimap®? E perché un’impresa dovrebbe “fidarsi” di chi ha questo titolo?

Verissimo, l’Italia è la patria dei “pezzi di carta” … ma alla base della scelta di sostenere questa certificazione ci sono diversi elementi che portano a comprenderne l’effettiva validità. Innanzitutto il comitato tecnico scientifico responsabile della sua strutturazione: un gruppo di professionisti con esperienza decennale “sul campo” nella gestione dei rischi - quindi veri e propri Risk Manager e non accademici, provenienti da diversi paesi - motivo per cui la certificazione è valida in ventidue stati europei ed è anche riconosciuta in America Latina, Asia e USA, uniti alle competenze di FERMA, Federazione che si occupa di queste tematiche dal 1974 e che dialoga costantemente con le istituzioni europee. Costruire il Body of Knowledge della certificazione (il manuale delle competenze oggetto d’esame) ha richiesto due anni di lavoro, continui confronti con associazioni di aree affini (come l’Internal Audit o il Financial Management) e con gli stakeholder, un processo che in realtà è continuo – come è continuo lo sviluppo della professione - perché sottoposto periodicamente a revisioni e aggiornamenti. Per garantire poi l’indipendenza del processo di certificazione, è stato scelto di affidarlo ad un ente australiano (Anziif). Tenendo conto di tutto ciò, e tornando alla domanda, un professionista che sceglie di investire tempo e risorse nella Rimap® ha la possibilità di accedere ad un patrimonio didattico completo e unico, ad un sistema di tutor preparati e con esperienza, può ottenere una certificazione professionale indipendente che al momento è un unicum, è riconosciuta in moltissimi paesi e dà un reale valore aggiunto sul mercato del lavoro. In più, entra in un programma di formazione continua (che prevede workshop, convegni, webinar) che garantisce un costante aggiornamento e la possibilità di confrontarsi con colleghi ed esperti. Passando alle imprese, va sottolineato che tutto ciò che riguarda la certificazione è assolutamente trasparente: sul sito dedicato https://www.ferma.eu/rimap-certification/ vengono spiegati requisiti, modalità d’esame, contenuti … ci si può rendere conto che un Risk Manager che dimostra di avere acquisito le competenze dei quattro manuali del Body of Knowledge può davvero considerarsi un professionista completo. Per sapere se un Risk Manager è certificato, basta consultare la Directory, in cui di ogni professionista compare nominativo, ruolo attualmente svolto e in quale organizzazione, e data di conseguimento del titolo.

Entrando più nello specifico, come si ottiene la certificazione Rimap®?

Ci sono innanzitutto dei requisiti d’accesso precisi: i candidati in possesso di diploma o laurea triennale devono avere almeno 5 anni di esperienza full time nel campo della gestione del rischio, mentre ne vengono richiesti tre a chi possiede una laurea specialistica, laurea vecchio ordinamento o master. E’ inoltre necessario aderire agli standard etici professionali di FERMA. In Italia esistono solo tre modi per ottenere la certificazione Rimap®: per equipollenza frequentando i cinque moduli del Corso ANRA ALP e sostenendo positivamente l’esame finale, che dà automaticamente la certificazione RIMAP al candidato che ottiene il Diploma ALP; frequentando il corso accreditato FERMA Rimap ANRA RIFT, che prevede l’esame in aula on line in lingua inglese sotto la supervisione e coordinamento di un Tutor accreditato FERMA, oppure – è la terza opzione - sostenendo direttamente la sessione di esame online, sempre sotto la supervisione di un Tutor accreditato. I candidati devono ottenere almeno il 70% di risposte corrette in un test che prevede cento domande a risposta multipla, da completare in due ore, che vertono su tutti gli argomenti del Body of Knowledge (Essentials of risk management, Risk assessment, Risk treatment I e II). Una volta ottenuta, la certificazione deve poi essere mantenuta registrando un minimo di 50 crediti formativi nel biennio, ottenibili tramite la partecipazione a corsi di aggiornamento, workshop e convegni, svolgendo attività didattica o di ricerca/accademica, oppure tramite la pubblicazione di articoli. In sintesi, continuando a certificare il proprio impegno per lo sviluppo della propria professionalità e per la diffusione della cultura della gestione dei rischi.

Per chi fosse interessato ad approfondire, si possono ottenere ulteriori informazioni circa la Certificazione FERMA Rimap ai seguenti link

https://www.ferma.eu/rimap-certification/

https://www.anra.it/portal/contenuti/corsi-ed-eventi/1580/faq-alp-rimap

Chiara Zaccariotto

AIPSI - Capitolo italiano della mondiale ISSA


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